L’essenziale che il Covid ci ha sottratto
Che cosa ci ha sottratto e ci sta sottraendo il Covid? Che conseguenze ha, sul piano della nostra capacità di vivere le emozioni, di progettare, di relazionarci con gli altri, di credere in un futuro carico di speranze realizzabili per noi e per le prossime generazioni? Che impatto psicologico ha, su tutti noi, questa condizione di forzato distanziamento protratto per un periodo così lungo e di cui è difficile vedere la fine? Sono queste le domande che diversi Istituti di Ricerca sulla salute mentale e sul benessere psicologico, a livello mondiale, si stanno facendo.
Il Coronavirus ci ha sottratto la possibilità di metterci in relazione in modo libero ed autentico: ciò che ci rende umani!
Ciò che emerge da queste analisi è anzitutto un dato “clinico” ed “epidemiologico”: in tutto il mondo coinvolto da questa terribile pandemia si registra un aumento esponenziale di forme di disagio assegnabili soprattutto a tre ambiti e categorie psicodiagnostiche e psicopatologiche: ansia, depressione e disturbi relazionali. Ed è ciò che anche ogni psicoterapeuta lecchese verifica nel suo microcosmo dal proprio punto di osservazione privilegiato.
Quello che tutti noi stiamo vivendo è un prolungato periodo di deprivazione forzata dei contatti sociali (reso necessario da una pandemia planetaria che non ha precedenti nella storia dell’uomo) prodotta da un nemico invisibile (il Coronavirus) che genera angoscia. La conseguenza diretta di questa condizione di angoscia e di deprivazione che tocca la parte più intima dell’uomo è uno stato di disagio profondo, sia nelle cause che lo innescano (la paura, appunto, per una malattia “invisibile” da contagio) che negli effetti di cui è nefasto portatore (l’impossibilità di vivere in libertà ed autenticità le relazioni). L’uomo è – anzitutto – relazione, socialità, condivisione delle attività, dei progetti, degli spazi, dei racconti. Senza questa possibilità di espressione di sé si sottrae, a ciascuno di noi, la parte più vitale.
Questa condizione tocca indistintamente tutte le categorie sociali, in modo diverso in rapporto al grado di esposizione ai diversi tipi di pericolo e agli effetti che il Coronavirus comporta nella vita della comunità: possibilità di essere infettati e infettare per le figure professionali più esposte, crisi finanziarie per i lavoratori toccati dalle conseguenze economiche del Coronavirus, difficoltà relazionali per i giovani e gli adolescenti. Bambini e adolescenti, in particolare, sono le categorie che si faranno carico delle conseguenze più pesanti, proprio in termini relazionali, di questa condizione. Se per gli adulti è infatti fondamentale mettersi in relazione con gli altri per poter avere un equilibrio emotivo, per i bambini è addirittura vitale. È nel gioco, nel contatto, nel movimento, nel confronto che ogni bambino costruisce la sua identità; e poi ancora nel conflitto e nella solidarietà, nel distacco e nell’empatia, in quella modulazione della vicinanza emotiva che non è possibile sperimentale “a distanza”.
Ecco allora che, in questa fase di “sospensione allarmata” che dovremo abitare per qualche mese ancora, dobbiamo imparare a stare in una condizione paradossale: stare insieme a distanza. Come già ho avuto occasione di dire, dobbiamo stare a distanza per essere in assoluta sicurezza rispetto al pericolo rappresentato dal virus, ma, per quanto possibile, dobbiamo continuare a essere insieme nella capacità di condividere, di partecipare l’uno degli stati emotivi dell’altro, di progettarci liberamente, di partecipare di un senso collettivo: è ciò che ci rende umani!
Ed è ciò che, in modo silente e subdolo, il Coronavirus ci ha sottratto.
Ma sono anche convinto del fatto che quando usciremo da questo dramma che ci ha travolto, tutti noi troveremo nuove energie e risorse da mettere in campo (al momento difficili anche solo da vedere) per noi e per i nostri figli. Anche il semplice stare insieme, chiacchierare, scherzare, abbracciarsi, giocare (tra noi e con i bambini), partecipare di un sorriso (senza mascherina) avrà un sapore più intenso ed un senso diverso.