Si può vivere senza internet?
Riprendiamo la nostra rubrica, dopo una lunga pausa, da una domanda apparentemente semplice ma, al contempo, insidiosa: si può vivere senza internet?
La risposta è scontata: certo che si! Ed in effetti, se parliamo delle funzioni vitali indispensabili per un individuo, non può che essere ovvio. E’ altrettanto ovvio che è possibile coltivare interessi e relazioni sociali, senza accesso alla rete, e svolgere la gran parte delle attività che , da sempre, caratterizzano l’uomo.
Non solo è possibile vivere senza internet, ma, come argomentano diversi movimenti ed intellettuali contemporanei, sarebbe opportuno ed auspicabile farlo, in vista di un ritorno a ritmi, modalità di incontro e qualità delle relazioni più “umane” e dirette, antidoto di ansia e depressione.
Un aspetto, però, deve essere posto in evidenza, a prescindere da quelle che sono le legittime scelte esistenziali di ciascuno.
La rete non è più un semplice mezzo, come siamo abituati a pensare, attraverso cui è possibile raggiungere scopi individuali o realizzare disposizioni personali; la rete è, oggi, l’ambiente in cui siamo totalmente immersi.
Internet è tutto il mondo, rappresentato e “duplicato” attraverso caratteri e criteri che non sono naturalistici né sociali o culturali, bensì “algoritmici”. Tutta la rete si struttura in rapporto a funzioni molto sofisticate (pensiamo, ad esempio, all’Intelligenza Artificiale) che raccolgono informazioni e le “usano” per gli scopi più diversi. Dobbiamo dunque pensare a internet in modo molto differente rispetto a come concettualizziamo altri “strumenti” che, tradizionalmente, abbiamo a disposizione.
Scrive Umberto Galimberti ne “Il libro delle emozioni”: “La rete, proprio perché non è un mezzo ma un mondo, non mi lascia altra scelta se non quella di parteciparvi o starmene fuori… Se tutta la vita reale, da quella occupazionale a quella privata, scorre sulla rete, non disporre di un apparecchio che alla rete mi collega, mi esclude dal mondo, sia esso quello lavorativo sia esso privato”. Togliersi dalla rete – per quanto sia sempre possibile – comporta dunque l’auto-estromissione dal mondo per come ora si configura nella nostra collettività e nella nostra esperienza. Dall’avvento di internet, come abbiamo già avuto modo di osservare, è cambiato il nostro modo di relazionarci con gli altri, di lavorare, divertirci, acquistare prodotti, trascorrere il tempo libero e persino di vivere l’affettività e la sessualità. Tutto il mondo è cambiato e, con esso, il nostro modo di prendervi parte.
È dunque opportuno, anziché dividerci tra fautori e denigratori delle nuove tecnologie, cercare di padroneggiarne, per quanto possibile, gli effetti e non avere paura di dare (e darci) delle regole. Penso, soprattutto, ai bambini e ai ragazzi, che possono essere letteralmente travolti dalla modulazione dell’emotività di cui gli strumenti tecnologici sono oggi capaci.
Come, nella vita pre-digitale, si seguivano precise norme di cautela per accedere ad alcuni “spazi di vita” e per frequentare in sicurezza alcuni ambienti, così oggi dobbiamo essere pienamente consapevoli di quello che è il nostro “nuovo mondo” ed attrezzarci per interpretarlo, governarlo e, in ultima analisi, frequentarlo nel migliore dei modi.
Anche di questo parleremo nei prossimi interventi.