Strumenti Terapeutici
LA COMPRENSIONE DI SE’, DELLE PROPRIE EMOZIONI E PENSIERI.
Stare meglio vuol dire capire chi siamo, accettare i nostri limiti e sperimentarci in nuove modalità
Il campo di studio e ricerca da cui provengo, come formazione e pratica clinica, è quello che fa capo al cognitivismo, mediato dalla ricerca e dalle intuizioni cliniche di Vittorio Guidano e della sua “scuola”. L’essenza di tale impostazione sta in un’attenzione sui temi emozionali, oltre che cognitivi, dell’individuo per modificare gli schemi attraverso i quali la persona percepisce se stessa e il mondo.
E’ attraverso la comprensione del proprio “modo di funzionare” e di interpretare gli eventi della vita che è possibile realizzare un cambiamento sostanziale e permanente. Il cambiamento si ottiene attraverso l’utilizzo di nuove conoscenze, soprattutto relativamente a se stessi e alla propria “lettura del mondo”.
E’ dal quel nucleo che originano aspettative, desideri, intenzioni, convinzioni. E, in ultima istanza, la percezione della nostra amabilità, efficacia, possibilità di essere compresi e accettati.
Cambiare vuol dire anzitutto comprendere il nostro modo di essere, osservare come si è formato nella storia da cui proveniamo, e realizzare un sistema più flessibile e generativo che permetta maggior elasticità e quindi benessere. Questo è, in ultima istanza, l’obiettivo della psicoterapia: comprendere chi siamo e da dove proveniamo, accettare i nostri limiti, sperimentarci in nuove modalità che, da soli, non riusciamo a vedere.
L’ASCOLTO E L’ASSENZA DEL GIUDIZIO
Chi chiede aiuto è libero di esprimere il suo modo di essere nella consapevolezza che non verrà mai giudicato
Per realizzare questo tipo di evoluzione nella persona è indispensabile creare, nel rapporto terapeutico, un clima di assoluto ascolto e assenza di giudizio. Chi chiede aiuto è libero di esprimere il suo modo di essere, percepire e agire nella consapevolezza che qualsiasi cosa dica, pensi o sperimenti non sarà mai oggetto di giudizio. Anche perché non esiste un “modo di funzionare”, una “lettura del mondo”, migliore di un’altra, o un’emozione legittima rispetto a un’altra che non deve trovare cittadinanza nel nostro animo.
Esiste, piuttosto, un ben-essere che non significa provare solo emozioni positive, ma comprendere che cosa avviene nel nostro animo e ciò che le emozioni che proviamo dicono di noi. Si tratta di capire da dove originano le emozioni che ci fanno stare male (ma anche quelle che ci fanno stare bene), come sono arrivate fino a oggi, a che cosa sono funzionali e come possono essere integrate in una nuova visione di sé e del mondo.
E’ un percorso che passa attraverso la comprensione di ciò che accade a livello emotivo, cognitivo ed anche corporeo, a partire dalla vita concreta dell’individuo e da singoli episodi (cui spesso si dà poco valore) che offrono indicazioni preziose sul nostro modo di sentirci nel mondo.
COME SI DIVENTA CIO’ CHE SI E’
“Rinascere”: l’amore è il senso della vita
Questo tipo di impostazione parte dall’assunto che è la prospettiva di chi chiede aiuto quella su cui focalizzare l’attenzione, non una qualsivoglia interpretazione da parte del terapeuta. Il quale può aiutare, attraverso uno sguardo esterno, a comprendere i fattori in gioco, l’emotività da cui alcune modalità di comportamento traggono origine, le interpretazioni implicite che certi tipi di risposte sottendono. E può aiutare a trovare modalità alternative di essere nel mondo e tra le persone. Non offrendo la “propria” prospettiva, ma permettendo l’emersione di una diversa percezione di sé e del mondo nella persona che ha di fronte.
Un cambiamento, spesso percepito come “rinascita”, che permetta all’individuo di “diventare ciò che è”, per dirla con Nietzsche. La ricostruzione di un base sicura da cui ripartire per sperimentare sulla propria pelle che l’amore è il senso della vita.